Quando un dipendente si assenta dal lavoro per malattia, è obbligato a dare la reperibilità presso l’indirizzo che ha indicato nel certificato medico. Infatti, l’Inps può effettuare visite mediche di controllo domiciliare nei confronti del dipendente. Il dipendente, tuttavia, essendone a conoscenza, difficilmente si farà trovare impreparato. Ragione per cui diventa sempre più importante rivolgersi ad un’agenzia investigativa specializzata per togliersi ogni dubbio sulla veridicità della malattia di un proprio dipendente. Di seguito, analizziamo più approfonditamente cosa dice la legge a riguardo e, in particolare, se è possibile svolgere un secondo lavoro durante il periodo di malattia.
Dipendente che si ammala troppo spesso: quando si può procedere con il licenziamento?
Quando non ci si presenta a lavoro in quanto si prendono dei giorni di malattia, si è obbligati a rispettare alcuni comportamenti previsti dalla legge, onde evitare il rischio di licenziamento per giusta causa.
Il dipendente, durante la malattia, deve:
- farsi trovare presente dal medico fiscale dell’Inps che effettua la visita di controllo presso l’indirizzo fornito nel certificato medico, nelle fasce orarie 10-12 e 17-19, anche il sabato, la domenica e nei giorni festivi;
- mantenere, al di fuori delle fasce orarie indicate, comportamenti che non siano incompatibili con la malattia dichiarata o che non ne ostacolino la guarigione.
Una persona in malattia per sintomi influenzali, non potrebbe quindi uscire per andare in palestra ad allenarsi diverse ore, in quanto si tratterebbe di un comportamento non compatibile o quantomeno peggiorativo della situazione medica, e quindi in grado verosimilmente di posticipare il rientro a lavoro. Al contrario, una persona in malattia per un’infortunio al braccio, ben potrebbe uscire di casa per fare una semplice passeggiata.
Durante la malattia è possibile svolgere un secondo lavoro?
Dunque, un dipendente in malattia ha la facoltà di uscire di casa al di fuori delle fasce orarie dell’Inps. Bisogna, piuttosto, comprendere quale comportamento ha tenuto durante le uscite. Il dipendente potrebbe, addirittura, andare a svolgere un secondo lavoro.
Infatti, non esiste un divieto assoluto di svolgere altre attività lavorative durante il periodo di malattia. Tuttavia, la recente sentenza n. 5002/2024 della Cassazione ha confermato che eventuali attività lavorative extra devono rispettare i principi di correttezza e buona fede, oltre a non dover pregiudicare in alcun modo la guarigione.
Il licenziamento per giusta causa del dipendente che svolge un secondo lavoro in malattia è legittimo se l’attività lavorativa secondaria è astrattamente idonea a compromettere o rallentare la guarigione (astrattamente in quanto non incide il fatto che il dipendente sia tornato poi regolarmente a lavoro), oppure risulta essere in concorrenza con la prima.
Ad esempio, immaginiamo una persona che lavora in un’azienda nel settore farmaceutico e richiede qualche giorno di malattia per un problema alla spalla. Questa persona esce di casa, dopo le ore 19, per recarsi a lavorare nell’albergo di famiglia e stare seduto alla reception, senza quindi sforzare il braccio. In questo caso, non sarebbe possibile procedere con il licenziamento, in quanto si tratta di un secondo lavoro che non è idoneo (astrattamente) a rallentare la guarigione né in concorrenza con l’azienda farmaceutica per cui lavora.
Diverso il caso in cui la persona esca di casa, dopo le ore 19, ma per recarsi nella vicina palestra e svolgere lezioni come istruttore di boxe. In questa circostanza, sussistono gli estremi per procedere con il licenziamento, in quanto il secondo lavoro non è svolto in concorrenza ma risulta incompatibile con il regolare processo di guarigione alla spalla.
Le foto dell’investigatore che ritraggono il dipendente in malattia svolgere un altro lavoro hanno valore in tribunale?
Sei sei titolare di un’azienda e vuoi difenderti da alcuni dipendenti che abitualmente si comportano in modo scorretto, usando la malattia come semplice pretesto per non andare a lavoro, è essenziale rivolgerti ad un’agenzia investigativa. Difatti, in base a quanto abbiamo scritto fino a qui, appare chiaro ed evidente che il controllo dell’Inps, essendo su fasce orarie molto ridotte rispetto all’intera giornata, non è sufficiente.
Il lavoro svolto dall’investigatore privato permette di documentare, al di fuori delle fasce orarie dell’Inps, tutti gli eventuali comportamenti del dipendente, che abbiamo analizzato nei paragrafi precedenti, in grado di permettere al datore di lavoro di procedere con il licenziamento per giusta causa.
Se le fotografie dell’investigatore non vengono contestate dalla controparte, hanno assoluto valore probatorio. L’eventuale contestazione, tuttavia, non può essere generica. Infatti, per essere accolta dal giudice, deve contestare nello specifico l’attendibilità delle foto in merito ai soggetti immortalati, al contesto o alla data in cui sono state scattate. Inoltre, il fatto di contestare le foto non le rende in automatico inutilizzabili: spetta alla valutazione del giudice la decisione riguardo la loro veridicità.
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