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Uso di sostanze stupefacenti tra i giovani in aumento: come deve agire un genitore?

Da anni e a livelli allarmanti risulta in costante crescita l’uso di sostanze stupefacenti tra i giovani (droghe, alcool, fumo). Purtroppo, la fascia di età in cui si inizia ad usarne tende tragicamente ad abbassarsi, ormai ben sotto i 14 anni. È stimato, in difetto, che almeno 1 adolescente su 4 abbia usato almeno una volta sostanze psicoattive. Tra queste il primo posto è occupato dalla cannabis, seguito dall’alcool – con un uso “a poussée”, qualche sera fra amici, il weekend, alle feste – fino anche ad arrivare alle sostanze definite (erroneamente) “droghe pesanti”, quali la cocaina, le amfetamine, l’eroina. Per non parlare poi della nicotina (le classiche sigarette) e, più recenti, di dipendenze quali quelle da gioco d’azzardo, da internet e dai social network.

Quale distinzione è possibile fare tra le sostanze stupefacenti?

Ho specificato “erroneamente” rispetto la definizione di droghe pesanti perché è una distinzione estremamente fuorviante e tendente a far credere che quelle leggere siano meno pericolose. Paradossalmente, infatti, i cannabinoidi, per definizione considerate droghe leggere, in termini di alterazione della personalità e attivazione di disturbi dissociativi (psicosi) sono nei giovani dannosi se non di più sicuramente almeno quanto le droghe cosiddette pesanti.

Risulta altresì fuorviante la distinzione fra droghe legali” ed “illegali”, in quanto porta a far credere che quelle legali si possano tranquillamente usare solo perché legittimate dalla legge. Eppure l’alcool provoca danni cognitivi e sociali di primaria rilevanza, così come ormai tutti sanno che il fumo di sigaretta provoca a medio-lungo termine quasi certamente un tumore. Per non parlare poi delle amfetamine, ormai presenti sul mercato sotto forma di nuove molecole totalmente devastanti per i recettori cerebrali, a volte in forma irreversibile, le quali provocano danni cognitivi che si riusciranno a vedere solo a lungo termine (demenze precoci).

Riguardo all’uso di sostanze stupefacenti da parte di giovani, sono ormai più di trent’anni che sono state attivate dai vari Ministeri o Aziende Usl massicce campagne di prevenzione a tutti i livelli: nelle scuole, attraverso i media, sotto forma di pubblicità negativa – vedi le scritte sui pacchetti di sigaretta – attraverso l’emanazione di norme e divieti. Tutte, però, con scarsi risultati, o comunque non con i risultati sperati. L’approccio preventivo – ed ancor di più quello terapeutico – oltre che ad un livello cognitivo e quindi informativo sui danni provocati dalle droghe, deve infatti necessariamente passare per un livello emotivo. In altre parole, occorre riuscire ad attivare dinamiche intrapsichiche emotive-affettive personali che vanno ben al di là dell’informazione sui danni. Purtroppo questo è molto complicato da attuarsi a livello di massa senza cadere nel moralismo, sempre deleterio sui giovani.

Quali azioni attuare di fronte all’uso di sostanze stupefacenti da parte di giovani?

I genitori moderni sono, per forza di cose, talmente oberati di impegni che quasi sempre non si accorgono, se non dopo molto tempo, dell’uso di sostanze da parte dei loro figli. E quando questo avviene, difficilmente le prime azioni che il genitore attua sono quelle efficaci. Spesso, anzi, si rivelano proprio peggiorative riguardo la distanza tra genitore e figlio, che, in ultima analisi, è proprio quella che spinge il minore ad usare sostanze (coprire un vuoto). Fondamentale è prestare la massima attenzione a tutti i segni indicatori di un possibile disagio psicologico del proprio figlio, quali ad esempio cambiamenti repentini di umore o di personalità, scatti eccessivi di aggressività, cambi repentini di abitudini, oppositività, tendenza a mentire. Il disagio è sempre il terreno su cui i giovani iniziano a cedere alle tentazioni.

In questa delicata fase, se si inizia a sospettare qualcosa e la relazione genitore/figlio impedisce un dialogo chiarificatore e sincero, potrebbe essere opportuno attivare un controllo a distanza. Ad esempio attraverso un’indagine svolta da un’agenzia investigativa specializzata. Infatti, il primo errore di un genitore è quello di non voler sapere. Spesso la così tanto (giustamente) osannata tutela della privacy nel minore nasconde in verità una, più o meno inconscia, “superficialità/delega educativa” da parte del genitore.

Dall’altra, una volta venuti a conoscenza dell’uso di sostanze da parte del figlio, è necessario immediatamente mettere in atto azioni e comportamenti efficaci, possibilmente con l’aiuto di un professionista (psicologo, psicoterapeuta, psichiatra). Difficilmente il genitore, da solo, riesce a mantenere quel giusto grado di distanza terapeutica necessario a capire il giusto modo di comportarsi. Bisogna evitare di mettere in atto comportamenti, anche se in buona fede e dettati dall’amore e dalla preoccupazione, totalmente parossistici e contradittori, che non fanno altro che aumentare la distanza genitore/figlio e quindi il problema.

Baroncini Investigazioni: indagini per la sicurezza dei minori e Divisione di Psicologia in supporto

L’articolo è stato scritto dal dott. Paolo Baroncinimedico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta con pluridecennale esperienza nella tutela ai minori e nel trattamento delle dipendenze patologiche – responsabile della nostra Divisione di Psicologia Investigativa.

La Divisione è nata all’interno del nostro Istituto investigativo con l’intento di poter aiutare il cliente che, attraversando un periodo difficile della propria vita, necessita, oltre all’indagine investigativa, di un ulteriore supporto psicologico e morale, con consigli operativi sul comportamento più opportuno da mantenere nella specifica situazione.

I giovani, soprattutto in età adolescenziale, attraversano una fase delicata tra insidie e tentazioni pericolose. Siamo autorizzati a svolgere indagini volte ad accertare eventuali frequentazioni negative nonché l’eventuale uso di sostanze stupefacenti da parte di giovani. Operando con massima riservatezza e professionalità, forniamo supporto a tutti i genitori che stanno riscontrando nel rapporto con i propri figli dinamiche complesse da gestire.

La nostra sede si trova in Strada Maggiore 3, a Bologna.
Per una prima consulenza gratuita, potete contattarci qui:
E-mail: info@baroncini-investigazioni.com
Tel.: 051 02 86 219